Storia

UNA STORIA MILLENARIA

Medioevo: i primi impieghi

L’impiego del Porfido Rosa come materiale nobile da costruzione ha radici antiche.

Le prime testimonianze del suo utilizzo risalgono all’epoca medioevale e sono tuttora visibili  sia in territorio Italiano, sia in quello Svizzero.

Esso venne infatti estratto e lavorato per la realizzazione del Castello Longobardo di Cuasso al Monte e per la badia di San Gemolo a Ganna, per la costruzione dei primi centri abitati nelle zone limitrofe alle numerose cave situate nel territorio, alcuni cenni sono visibili anche in territorio elvetico, ad esempio la chiesa di Santa Maria Assunta di Carona.

ILLUMINISMO E GEOLOGIA

Dalla fine del ‘700 e per tutto il secolo successivo, sull’onda dell’illuminismo, il Porfido Rosa per la sua unicità e peculiarità ha iniziato a suscitare l’interesse di geologi provenienti da tutto il mondo.

I primi a documentare il proprio interesse in questa particolare formazione rocciosa nel XVIII secolo furono il geologo milanese Ermenegildo Pini ed il francese Florieau de Bellevue.

A questo periodo risalgono ad esempio anche gli scritti del tedesco Ludwing Von Buch del 1825 e del giapponese Toyokitsi Harada del 1882, i quali dedicarono loro ricerche a questa pietra e alla piattaforma porfirica del Luganese

STORIE DI PIETRA – PAVÉ MILANO

Cuasso al Monte, anni 1920

Da circa un ventennio in Val Ceresio si producevano a pieno ritmo i masselli da pavimentazione di Porfido Rosa, detti anche “Pavé Milano”. Nel 1900 infatti il Comune di Milano assegnò la concessione all’esercizio delle cave di Cuasso al Monte allo scopo di ricavare materiale pregiato e resistente per pavimentare la città. Questa concessione venne conferita alla “Società cooperativa lombarda per lavori pubblici e imprese agricole” la quale attrezzó le cave di Cuasso al Monte ed avviò la produzione del “Pavè Milano”. Una dopo l’altra, pietra dopo pietra, ciascuna lastra di Porfido Rosa era lavorata a mano. Dalle numerose cave di Cavagnano e Cuasso al Monte, i masselli di “Pavé Milano” raggiungevano la pianura di Porto Ceresio via teleferica. Da qui arrivavano a Varese o Milano su ferrovia. Dopo oltre un secolo quello stesso pavè di Porfido Rosa pavimenta ancora oggi numerose strade sfidando tempo e usura. Ad esempio le vie più centrali di Varese, come Corso Matteotti, Piazza del Podestà, Via del Cairo o Piazza XX Settembre. Oppure luoghi simbolo di Milano come Piazza della Scala, Corso di Porta Ticinese, Piazza Degli Affari o Piazza Sempione.

Esempio di sostenibilità dal passato

All’inizio del ‘900 l’utilizzo del Porfido Rosa della Val Ceresio fu una scelta a chilometro zero per le città della regione.

Grazie alla sua resistenza veniva posato solamente con materiale naturale, senza alcun legante artificiale, cementizio o bituminoso.

I lastricati di Porfido Rosa hanno resistito per oltre un secolo sotto l’azione del traffico e del clima. Dopo 100 anni, anche quando vengono rimossi da alcune vie, acquisiscono nuova vita. Infatti questi lastricati di pietra naturale vengono riutilizzati per nuove pavimentazioni pedonali o carrabili, in un ciclo potenzialmente eterno, senza porre alcun problema di smaltimento.

Se posati correttamente sono infatti in grado di continuare a rispondere alle esigenze di utilizzo ancora per moltissimo tempo.

La produzione ai giorni nostri

Dopo oltre un secolo la produzione di pavé prosegue ancora ai giorni nostri nelle cave di Porfido Rosa a Cuasso al Monte.

La lavorazione dei lastricati di pietra naturale oggi è supportata e resa più sicura ed efficiente grazie ad appositi macchinari ed alla strumentazione a controllo numerico.

Alla finitura grezza spuntata o a spacco di un tempo, si sono via via affiancate finiture più idonee alle esigenze architettoniche e alle destinazioni d’uso attuali.
Anche i formati son stati adattati alle necessità odierne, sia per facilitare la posa, sia per ottimizzare l’uso della pietra.

Tutte le lavorazioni nelle cave di Porfido Rosa avvengono oggi con attenzione sempre crescente nei confronti della sostenibilità, dell’utilizzo ottimale delle risorse, del recupero e della compensazione ambientale.

Lo stile “Vecchia Milano” vive e si adegua fondendosi nello stile “Nuova Milano”.